Superbonus e frodi fiscali: sequestrati oltre 3,7 milioni per lavori mai eseguiti
La Guardia di Finanza blocca crediti fittizi comunicati all’Agenzia delle Entrate per interventi edilizi mai iniziati, con asseverazioni e fatture false
Il modo in cui sono stati concepiti, e poi modificati in corsa, il Superbonus e le opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) sarà – com’è già evidente – terreno di copiosi interventi della giustizia amministrativa e tributaria, oltre che di costanti accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Un impianto normativo (il D.L. n. 24/2020 convertito in Legge n. 77/2020) nato in un contesto emergenziale, concepito nel peggiore dei modi (un Decreto Legge) e modificato in corsa da altri 38 provvedimenti (di cui la maggior parte altri Decreti Legge e Leggi di conversione), ha trasformato quella che doveva essere un’ottima idea per il rilancio del settore dell’edilizia (notoriamente trainante per l’intera economia) in una tempesta perfetta che ha finito per esporre il sistema a rilevanti fenomeni fraudolenti.
Superbonus: nuova truffa da 3,7 milioni di euro
A confermarlo è l’ultimo comunicato della Guardia di Finanza, pubblicato l’11 luglio 2025, relativo all’esecuzione di due provvedimenti di sequestro preventivo per un valore complessivo di oltre 3,7 milioni di euro, disposti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli. I sequestri hanno riguardato un architetto e una società con sede nel capoluogo partenopeo, accusati di aver maturato e comunicato crediti edilizi per interventi “Superbonus 110” mai realizzati.
L’indagine, condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Frattamaggiore, è nata dalle denunce presentate dai proprietari di alcune unità immobiliari situate in due condomìni di Grumo Nevano e Frattamaggiore. I condomini avevano inizialmente ricevuto la proposta, da parte del rappresentante legale della società, di avviare lavori di ristrutturazione agevolata usufruendo della misura fiscale mediante sconto in fattura.
In realtà, i lavori non sono mai stati neppure avviati. Nonostante ciò, la società ha comunicato all’Agenzia delle Entrate – tramite il portale “Entrate 1” – la disponibilità di crediti fiscali ceduti dai condomini. Ha inoltre emesso, a loro insaputa, fatture per operazioni inesistenti e ha predisposto e trasmesso la documentazione necessaria per formalizzare la cessione del credito, completa di asseverazioni false da parte di un tecnico compiacente, per attestare uno stato di avanzamento lavori mai esistito.
Il tutto corredato da invii all’ENEA che, come noto, costituisce uno dei passaggi chiave nel tracciamento dei dati sugli interventi agevolati con il Superbonus, richiesto per l’accesso alle detrazioni.
Le conseguenze giuridico-fiscali
Con il provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria è stata bloccata la circolazione dei crediti fiscali fittizi, evitando che gli stessi venissero compensati con imposte realmente dovute, con conseguente grave danno per l’Erario. Il sequestro ha colpito crediti per oltre 3,7 milioni di euro.
Si tratta di una misura che, oltre a interrompere la dinamica fraudolenta, assume una forte valenza simbolica e operativa, inserendosi in un contesto repressivo ormai strutturato. Le operazioni come questa dimostrano l’efficacia della sinergia tra la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate e le procure territoriali nel contrastare un fenomeno che – pur non rappresentando la totalità delle operazioni Superbonus – rischia di compromettere la fiducia complessiva nel sistema delle agevolazioni edilizie.
Un sistema sotto pressione
L’episodio conferma quanto già più volte denunciato: l’assenza di controlli ex ante, l’enorme mole di risorse in gioco e la possibilità di monetizzare direttamente il credito tramite sconto in fattura o cessione hanno reso il sistema facilmente aggredibile da soggetti senza scrupoli.
Oggi, con la stagione del Superbonus ormai al tramonto e l’impianto normativo in progressivo ridimensionamento, è proprio la fase dei controlli ad acquisire centralità. Una fase che coinvolge non solo i beneficiari, ma anche i tecnici asseveratori, i general contractor e i cessionari dei crediti, chiamati a rispondere di eventuali violazioni, anche a distanza di anni.
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