Riforma autorizzazione paesaggistica: ANCI sul DDL
Proposte, modifiche e punti critici del ddl di delega al Governo per la revisione del d.Lgs. n. 42/2004 in materia di procedure di autrizzazione paesaggistica
Rimuovere i principali ostacoli alla tempestiva autorizzazione degli interventi edilizi in aree vincolate e garantire la tutela del paesaggio senza paralizzare la programmazione urbana: l’audizione dell’ANCI presso le Commissioni riunite Cultura e Ambiente al Senato, sul DDL AS 1372, recante “Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica" rilancia un’agenda pragmatica di semplificazione e responsabilizzazione degli enti locali.
DDL riforma autorizzazione paesaggistica: l'audizione di ANCE
L’Associazione ha accolto con favore l’iniziativa legislativa rappresentata dal disegno di legge, che punta a una revisione strutturale delle procedure di autorizzazione paesaggistica.
Dopo anni di modifiche frammentarie al d.Lgs. n. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) e al d.P.R. n. 31/2017, il testo si propone di riportare ordine in una materia ad alta complessità tecnico-amministrativa, ritenuta una delle principali fonti di rallentamento delle iniziative edilizie comunali nei procedimenti in aree vincolate.
Dal punto di vista operativo, la lunghezza e l’incertezza dei procedimenti incidono direttamente:
- sulla programmazione finanziaria privata e pubblica;
- sull’attuazione di interventi strategici come quelli PNRR;
- sulla competitività del sistema paese.
Nel corso dell’audizione, ANCI ha evidenziato diversi punti problematici, proponendo correttivi mirati e interventi sistemici.
Tra i principali:
- l’applicazione inefficace del silenzio assenso per le autorizzazioni ordinarie, che oggi è previsto in maniera poco chiara e senza effetto sull’inefficacia dei pareri tardivi;
- la mancata integrazione tra disciplina paesaggistica e normativa edilizia, aggravata dalla recente evoluzione del “Salva Casa” e del d.P.R. n. 380/2001;
- l’inadeguata digitalizzazione dei procedimenti, con grave disomogeneità territoriale;
- la duplicazione dei pareri nei casi in cui siano già stati acquisiti in fase di pianificazione attuativa;
- la scarsa predeterminazione dei criteri di compatibilità, che lascia troppo spazio alla valutazione soggettiva.
Vediamo nel dettaglio le proposte presentate dall'Associazione.
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